Una novità 2017 è  stata ASPETTANDO IL MOF, una serie di appuntamenti per avvicinarsi al Festival raccontandolo. Un modo per rendere fruibile e più vicina una musica che potrebbe apparire lontana, non semplice. Un modo per creare un nuovo pubblico. Diego Ponzo ha segnato un percorso che, in queste sere di Marchesato Opera Festival, ritorna con alcuni semplici interventi, spunti, che questa volta prima dello spettacolo  lanciano un’idea, descrivono un brano, pongono domande

Eccovi l’intervento scritto per presnetare la serata di mercoledì 19 luglio alla Cappella Marchionale di Revello.

 

“La musica può essere molte cose: un piacere per l’orecchio, uno sfondo acustico gradito, un mezzo per una danza sfrenata o leggiadra, culto di Dio. Ma anzitutto è uno dei mondi superiori.”

Christoph Rueger

E se è vero, come ci dice Christoph Rueger, che la musica è uno dei mondi superiori, quali sono gli altri?
L’architettura? La poesia? La pittura?
Sarebbe interessante, almeno ogni tanto e come esercizio, abituarsi a non circoscrivere, a non etichettare, a lasciare che avvenga una sana contaminazione tra questi mondi superiori, che troppo spesso ignoriamo, o mettiamo da parte per pigrizia, timore, comodità. Il Marchesato Opera Festival intende, tra il resto, fare anche questo: far dialogare questi mondi superiori, ambientando concerti di alto livello in luoghi storici e culturali caratteristici del territorio del saluzzese. Se questa è presunzione, sarete voi a dirlo, alla fine di questa sesta edizione.

La musica, per sua natura, abita il tempo. Lo sveglia, lo anima, prende vita esclusivamente dipanandosi in un dato lasso di tempo. E la musica abita al contempo lo spazio nel quale risuona, dandogli vita, caratterizzandolo, permettendo che questo racconti qualcosa di sé al pubblico presente. Questa sera la voce di Claire Lefilliâtre e il liuto di Eduardo Egüez saranno l’opportunità per noi di compiere un viaggio nel tempo e nello spazio. Nella prima parte del concerto ascolteremo alcune frottole: la frottola deriva da una forma letteraria metrica e prende il nome probabilmente dal medio latino frocta, congerie di motivi diversi. E frottola è il titolo di gran lunga più usato nei frontespizi dei libri di quell’epoca, tanto da divenire il termine che designa in maniera generale lo stile compositivo comune, e l’insieme di quella tipica civiltà sonora, che anticiperà in un certo senso l’affermarsi del Madrigale. Nella seconda parte dell’esecuzione saranno protagoniste alcune airs de cour: tale termine compare per la prima volta nel titolo di una raccolta pubblicata nel 1571; con esso veniva indicata una composizione omofonica trascritta per canto e liuto. Da allora il termine vuole indicare un modo di esecuzione in cui lo strumento assume un particolare rilievo.

Ascolteremo dunque musiche composte principalmente nel ‘500, in un luogo che proprio negli stessi decenni diveniva quello che possiamo ammirare ancora oggi. Spazio e tempo che si fondono. Che raccontano, che trasportano. Spazio e tempo non esistono. Il nostro orecchio non è più quello di quei secoli; i nostri occhi sono cambiati rispetto a chi abitava il Marchesato 500 anni fa… Ma quella musica è rimasta, imperitura, a testimoniare.
A ricordarci la nostra piccolezza; la nostra forza; le nostre capacità; il nostro desiderio di non accontentarci e di cercare cose belle, intorno e dentro a noi. I nostri due musicisti ora saliranno sul palco e dialogheranno intimamente, tra loro e con ciascuno di noi, condividendo pensieri, emozioni, sensazioni. Regalandoci un tempo che sarà tutto per noi, che ci renderà più ricchi, perché maggiormente consapevoli.

E se i mondi superiori, dei quali si parlava all’inizio, fossero il crocevia delle idee grandi degli uomini, delle idee discusse in profondità, delle idee che prendono forma e si concretizzano grazie alla condivisione? Proprio come dovrebbe avvenire nella musica?

Diego Ponzo