A causa delle previsioni metereologiche di sabato 21 luglio (rischio di forti temporali dal tardo pomeriggio fino alla sera) lo spettacolo “La cantata del caffé di J.S. Bach”, previsto presso la Castiglia di Saluzzo, si svolgerà alle ore 21 presso la Sala Verdi della Scuola Alto Perfezionamento Musicale (Via dell’Annunziata 1 – Saluzzo).
Per lo spettacolo è possibile prenotare presso l’Ufficio turistico IAT: n. verde 800392789
Infine, al termine dello spettacolo sarà possibile partecipare al percorso teatrale-musicale “Le vie del caffè” a cura di Mario Bois: partenza presso la Scuola APM alle ore 22.15/22.30.

Sabato 21 luglio, ore 21
Saluzzo, Scuola APM – via dell’Annunziata 1

 

La Cantata del Caffè BWV 211 di J.S. Bach incontra
La Bottega del Caffè di C. Goldoni
da una idea di Sabina Colonna Preti

Orchestra Accademia La Chimera
La TeaTalìa/Cantieri Teatrali
Regia e drammaturgia di Raul Iaiza (Regula Teatro)

La figlia Lischen: Soprano Valentina Chirico
Il padre Schlendrian: Basso Franco Celio Cioli e Cesare Costamagna
Il narratore Erzähler: Tenore Bekir Serbest

Il Capocomico poi detto Eugenio: Francesco Zanetti
La Truffaldina: Valentina Papis (Regula Teatro)
e Vittoria, dall’orchestra: Margherita Pupulin

Maschera: Enrico Bonavera
Assistenti alla regia: Sara Pan e Margherita Pupulin
Luci e messa in scena: Raul Iaiza

Orchestra Accademia la Chimera
Maestro concertatore: Pablo Valetti

Note sulla messa in scena
Raul Iaiza

Attorno alla Cantata, dalla storia Schweigt stille, plaudert nicht (BWV 211) più conosciuta come La Cantata del caffè, è una delle poche cantate profane di Johann Sebastian Bach. Frutto del lavoro in cordata di due artisti, lui e il suo librettista: sulla grandezza di Bach niente abbiamo da aggiungere qui, sul librettista occorre soffermarsi. Per abitudine, per comodità anche, del lavoro nell’ombra sappiamo sempre poco, e a volte manchiamo di giustizia nel comprendere veramente i processi creativi che abbiamo di fronte.
Il libretto è di Christian F. Henrici, conosciuto con lo pseudonimo di Picander. Collaboratore letterario fra i più vicini a Bach, in diversi lavori, sacri e profani; e fra questi, come non ricordarlo, per La Passione secondo Matteo! Non era certo uno scrittore di rilievo, ma la sua preparazione musicale lo favoriva anche nel ruolo di librettista. Ed è qui che entrambi, Bach e Picander, denotano una particolarità drammaturgica della loro collaborazione. Si noti la figura del Narratore nella struttura. Il tenore, appunto, apre la cantata: Fate silenzio, non chiacchierate… e ci presenta la struttura del conflitto: un Padre sull’orlo di perdere la pazienza verso sua figlia, patita sfrenata di caffè. Il Narratore poi sparisce, per tutto lo sviluppo della cantata, fino al sipario finale. Riappare e ci fornisce le chiavi della singolare soluzione inaspettata del conflitto, soluzione che mai vedremo… Uno schema potentemente teatrale. Dopodiché la chiusa, un’ode finale, in terzetto.
La Cantata del Caffè è frutto del suo contesto: Lipsia. Bach, a 44 anni, prende il posto di Georg Ph. Telemann, benché non si possa certo dire che fosse alla moda quanto il vivacissimo Telemann. Il Collegium Musicum -composto da professionisti di alto livello- è ospite di onore ad una caffetteria, la caffetteria Zimmermann, dove i concerti sono gratuiti, sostenuti cioè dalla sola vendita della nuova bevanda alla moda. Il che significa che era un’attività decisamente redditizia!
La Kaffeekantate nel caffè centrale della vita degli intellettuali e dei corteggiatori alla moda è stato certamente un evento speciale; tanto da dover incominciare chiedendo per piacere di fare silenzio…

Attorno all’evocazione goldoniana, dalla storia
La bottega del caffè è una fra le più note commedie di Carlo Goldoni, contemporaneo di Bach, benché più giovane. Debutta nel 1750, precisamente l’anno in cui Bach muore. Goldoni ne aveva 43 anni, ed era nel pieno delle sue forze creative.
La struttura di questo capolavoro della drammaturgia italiana ebbe una lunga maturazione, poiché nasce come Intermezzo, forse addirittura messo in musica. Goldoni esercita allora la sua professione di Avvocato, mentre via via si avvicina sempre di più al mondo del teatro. Memore anche di quel primo successo, Goldoni intraprende lo sviluppo verso la classica struttura in tre atti, quattordici anni dopo. E la finisce in toscano, benché si svolga a Venezia. La cornice è ben precisa: occorre farla comprendere ovunque in Italia. Inoltre, ormai Goldoni si muove nell’intenzione esplicita di concentrarsi su una messa in scena libera dai modelli della Commedia dell’Arte.
È Goldoni precisamente il fautore centrale d’un passaggio cruciale del teatro italiano: dalla Commedia All’Improvviso, “a canovaccio”, al testo teatrale vero e proprio, alla drammaturgia strutturata. Questo non solo implicava un preciso tipo di attore, nuovo; ma la punta di diamante di un’intera visione dell’arte teatrale, che comprendeva la struttura professionale per la messa in scena. Le sue opere della maturità creativa non solo vanno a toccare tutte le sfaccettature d’un dialogo attivo con la società, i suoi modelli e i suoi punti critici, ma anche la struttura economico organizzativa del fare teatro, dell’educazione dello spettatore, dei confini tra letteratura e testo teatrale, dell’economia che può sorreggere questa riforma e dal senso stesso del teatro nella società.
La bottega del caffè fa parte di quel periodo centrale e assai prolifico del Goldoni, come drammaturgo della famosa compagnia del Girolamo Medebach, attore capocomico, di origini tedesche. Debutta a Mantova a maggio del 1750. E verrà replicata a Venezia, sede della Compagnia Medebach, con un straordinario successo, per dodici serate.
E -come non ricordarlo qui!- la eco della bottega arriva fino a Reiner Maria Fassbinder, che rendendo omaggio rigetta nella contemporaneità il lavoro del Goldoni, riscrivendolo nella sua Das Kaffeehaus.
Attorno alla messa in scena, da noi
“Dove troverete i vostri quattro adoratori?” chiede la cameriera alla sua padrona vedova. “Al caffè. Verso sera non mancano mai…”. La presenza della caffetteria nel Goldoni è sempre da tenere in conto. Perché è aggancio con la contemporaneità: è fotografia del reale. “Presi la Bottega da Caffè dalla classe della cittadinanza…”.
Luogo d’incontro, di accadimenti rilevanti, di curiosi accostamenti nel suo intrecciarsi incessante. La Bottega del caffè ne è la sintesi esatta. Goldoni chiarisce la visione di questo palcoscenico della vita: “…una piazzetta della città di Venezia, in cui si vedono tre botteghe in faccia: quella che le sta a dritta è bottega da perrucchiere; e l’altra è d’un biscazziere. Da una parte evvi fra due strade una picciola casa abitata da una ballerina, e dall’altra una Locanda. Ecco un’unità di luogo esattissima…”. Il parrucchiere, la Locanda, la Casa da Gioco: tutti luoghi d’incontro e, in questo caso quindi, tutti che confluiscono nel luogo d’incontro per eccellenza.
Ed eccoci a noi. Da una parte la cantata di Bach, dall’altra l’opera del Goldoni. La scommessa è certamente bella, è vera ed è anche un po’ infinita per certi versi. Ora, la cantata di Bach racconta un episodio legato alla nuova passione di moda. Lo racconta però ‘nascondendo’ le soluzioni, e il tutto finisce nell’aneddoto e la sua bella morale: chi se la sente di predicare?
Goldoni fa tutt’altra operazione. Sviluppa almeno tre fili narrativi, complessi e ad intreccio, nell’arco di tre atti e un complessivo di oltre sessanta scene. Appare evidente che la chiave dell’incontro Bach e Goldoni attraverso il caffè può avvenire solo accettando la cantata del primo come nucleo portante. Viceversa la cantata potrebbe al massimo essere uno dei tanti episodi di quel che accade nella piazzetta delle botteghe goldoniane. Andava insomma opportunamente rispettata la cornice del festival: l’opera di Johann Sebastian Bach. Con una interferenza goldoniana però…
L’impianto drammaturgico vuole rendere modesto omaggio alla grandezza goldoniana, giocando alla citazione e all’incontro ‘da caffetteria’. Due comici che appena si conoscono, un Capocomico e una Truffaldina, si ritrovano nel luogo d’un concerto. Forse sono stati invitati, infatti indossano anche loro il vestito di gala adatto ad una serata concertistica. Si portano però, “a cappello”, le loro maschere. All’occorrenza, certo, sapranno recitare “a braccio”, come tradizione vuole. Sanno che di caffè si tratta, che c’entra Bach e ovviamente il loro famigliare Goldoni: insomma credono che si metterà in scena, appunto, la famosa opera di Goldoni, forse in una curiosa versione musicata. Il tutto inizia con un recitativo: si canta in tedesco. Arrivano il Padre e la Figlia in scena, litigando… in tedesco.
Ecco quel che tentiamo con questo bizzarro incontro nella caffetteria della vita. Quel che seppe così acutamente osservare il Goldoni. Quel che seppe raccogliere Fassbinder, rendendogli omaggio. Quel che anche Pina Bausch ben comprese, nel suo impressionante Caffè Müller. Non staremo esagerando? Bhé… comici pur sempre siam: sembriamo Don Marzio che le spara grosse alla caffetteria del Ridolfo, no?
Buon incontro, buon colloquio, buona coincidenza in questa serata, a tutti.

 

21 luglio 2018

Raul Iaiza

Gli artisti

Franco CELIO CIOLI
Nato in Uruguay e nazionalizzato italiano, comincia nel 2015 i suoi studi musicali nella Scuola Universitaria di Musica (UdelaR) sotto la guida di Ulrich Scrader e Cecilia Latorre. Prosegue i suoi studi vocali come baritono sotto la guida di Beatriz Pazos presso il conservatorio di Musica di Canelones e nella Scuola nazionale di Arte Lirica (S.O.D.R.E). Nel 2018 prosegue la sua formazione corale presso l’Accademia Ruggero Maghini sotto la guida di Elena Camoletto. Dal 2015 è membro stabile dell’ensemble Vocal De Profundis sotto la guida di Cristina García Benegas e dal 2018 è membro del coro polifonico Ruggero Maghini di Torino, diretto da Claudio Chiavazza.

Valentina CHIRICO
Compie gli studi presso il Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari laureandosi con lode in canto lirico e attualmente frequenta il biennio specialistico in musica vocale da camera sotto la guida del Maestro Erick Battaglia presso il conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Nell’estate 2009 vince il XIII Concorso Internazionale Giovani Musicisti “Città di Giovinazzo” e nel 2012 è finalista del “1° Concorso Lirico Internazionale Città di Magenta”. Si è esibita in numerosi festival e rassegne italiane. Dal 2014 canta nel Coro Maghini di Torino.
Cesare COSTAMAGNA
Nato a Torino nel 1987, a 11 anni intraprende lo studio del violino sotto la guida di Eilis
Cranitch e nello stesso anno entra nel coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino
guidato dal Maestro Claudio Marino Moretti. Nel 2000 entra al Conservatorio «G. Verdi»
di Torino nella classe di violino del Maestro Bruno Landi. Nel marzo 2018 si diploma in Musica Vocale da Camera con il Maestro Erik Battaglia. Dal 2012 collabora con cori ed ensembles professionistici, anche in qualità di solista. Prenderà parte alla prima rappresentazione italiana dell’opera “Der Corregidor” di Hugo Wolf nei ruoli di Alkalde e Tonuelo sotto la direzione di Erik Battaglia.

Raúl IAIZA
Regista e Pedagogo teatrale, con formazione di base come musicista classico.
Direttore di Regula Teatro, Laboratorio Teatrale Nomade con base a Milano e Professore nella Cattedra di Training dell’Attore all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Sviluppa la sua carriera musicale nel campo della musica antica in Argentina, con diversi ensemble da camera. Dal 1999 al 2013 è Coordinatore Artistico di Mus-e Italia, progetto affiliato alla International Yehudi Menuhim Fondation, Bruxelles. Nel 1994 inizia il suo percorso teatrale, fondando il Teatro La Madrugada. Ha diretto tutti gli spettacoli della compagnia fino al 2010. Dal 2000 collabora in diversi progetti con l’Odin Teatret (Danimarca) e lavora sulla pedagogia dell’allenamento sotto la guida di Torgeir Wethal. Dal 2007 al 2017 dirige Regula contra Regulam, progetto Educational del Grotowski Institute (Polonia). Come regista ha diretto tutte le produzioni e co-produzioni di Regula Teatro. Come pedagogo collabora regolarmente con diverse istituzioni, teatri e festival in tutto il mondo.

Sara PAN
Studia una doppia specializzazione in Social Research & Public Policy e Theatre alla New York University di Abu Dhabi (NYUAD). E’ stata sindaco giovanile dal 2010 al 2014 del quartiere di Chacao a Caracas in Venezuela. Si è laureata all’UWC Mahindra College in India. La sua passione per l’educazione è stata collegata al suo lavoro sociale e alle esperienze di costruzione della comunità in Venezuela, Canada, India, Italia ed Emirati Arabi Uniti. Sara ha co-creato il “Programma Ekta-Kriya UWC” in India per potenziare i bambini svantaggiati attraverso lo sport. Ha interpretato, diretto e prodotto diversi progetti artistici in India e negli Emirati Arabi e si è formata sul Forum Theatre of the Oppressed. È stata presidente di “ElevatED”, gruppo studentesco del NYUAD per l’istruzione. Attualmente svolge tirocinio presso “Pequeñas Huellas, l’Orchestra Internazionale per la Pace” in Italia.

Valentina PAPIS (Regula Teatro)
Attrice e dottoressa in lettere (Laurea magistrale in Filologia Moderna). Nel 2009 si diploma presso la Scuola di Teatro quelli di Grock. Dal 2010 al 2013 lavora con il Teatro del Buratto in diverse produzioni di teatro ragazzi. Dal 2010 si dedica a progetti indipendenti e collabora con diverse compagnie del territorio lombardo. Nel 2016 inizia a collaborare con il Teatro dei Navigli in diverse produzioni. Nello stesso anno incontra il regista e pedagogo Raul Iaiza, con cui
decide di proseguire la sua formazione. Inizia, così, a collaborare con Regula Teatro. Oltre
all’attività di attrice, promuove attività di formazione in scuole e in contesti sociali e socio-sanitari. Dal 2010 è responsabile dei progetti di teatro sociale presso istituti scolastici,
centri socio-riabilitativi, cooperative sociali e studi di psicologia.

Margherita PUPULIN
A quattro anni comincia lo studio del violino sotto la guida di Anna Modesti. A nove prosegue gli studi con Riccardo Minasi, violinista e direttore d’orchestra italiano, grande virtuoso del repertorio barocco e classico. Si diploma con lode sotto la guida di Enrico Groppo presso il conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Ha collaborato con formazioni ed ensembles italiani ed europei in produzioni cameristiche, sinfoniche e liriche. Con l’Ensemble La Chimera, con cui collabora dal 2010, ha registrato due dischi: Misa de indios (2014) e Gracias a la vida (2018). Dal 2014 affianca all’attività di musicista quella di attrice, essendo parte integrante dello spettacolo Peer Gynt della compagnia teatrale Dream Theater diretta da Irina Brook .

Bekir SERBEST
Nato in Turchia, a Smirne, nel 1989. Diplomato in canto nel 2013 presso il conservatorio dell’Università Statale di Dokuz Eylül. Dal 2013 ad oggi ha interpretato numerosi ruoli da solista (tenore) diretto da maestri quali Andrés Orozco-Estrada, Keri-Lynn Wilson, Hansjorg Albrecht, Juraj Valčuha, Tan Dun, Helmuth Rilling, Peter Ruzicka, Herbert Blomstedt, Christian Arming, Jaap Van Zweden, Guido Maria Guida, James Conlon. Nel 2016 ha vinto il concorso “Ruoli d’Opera” presentandosi per il Conte d’Almaviva ne “Il Barbiere di Siviglia” di G. Rossini. Dal 2014 Bekir vive a Torino e continua i suoi studi con il mezzosoprano Manuela Custer e il pianista Diego Mingolla.

Pablo VALETTI
Formatosi presso la Schola Cantorum di Basilea, è apparso regolarmente come solista o primo violino con importanti ensembles barocchi e orchestre di scene internazionali – Les Arts Florissants Le Concert des Nations, Concerto Köln, Hesperion XXI. Inoltre è stato regolarmente invitato a dirigere l’Orchestra Barroca de Sevilla e si è dedicato all’insegnamento nella Escola Superior de Musica de Catalunya a Barcellona e il Conservatorio di Nizza. Suona un violino Giovanni Battista Guadagnini del 1758. Nel 1999 fonda, insieme con Céline Frisch, Café Zimmermann, una delle più importanti ensemble barocche in Europa: dal 2011 l’ensemble ha sede al Grand Theatre de Provence e nel corso degli anni il gruppo si è esibito in alcune delle più rinomate sale concerti e festival internazionali.

Francesco ZANETTI
Imprenditore e attore, attivo principalmente nel campo della dicitura di poesia e del doppiaggio, inizia a recitare come amatore nel 2002 e diventa professionista nel 2015, scoperto da un caro amico, il giovane regista Alberto Girotto (Leone al miglior documentario sul cinema al Festival di Venezia del 2014 ), con il quale lavora come speaker, doppiatore, attore e attualmente anche come sceneggiatore. Nel 2016 è scoperto dalla direttrice del doppiaggio Fiamma Izzo e presso la società di doppiaggio della sua famiglia lavorerà per un anno. Tornato da poco a vivere in Veneto per necessità familiari, ora segue nuovi progetti in collaborazione con Girotto e con la
compagnia teatrale B.A.M., fondata di recente insieme alla giovane attrice e regista Giulia Pelliciari (Link Academy, allieva di Alessandro Preziosi e Nicolaj Karpov).

Sabato 21 luglio
Saluzzo, centro storico – dalle ore 21.00 alle ore 24.00
NOTTE DEL MOF

Tutti i musei cittadini sono aperti con ingresso gratuito per offrire al pubblico del MOF la possibilità di scoprire le bellezze artistiche della città (i musei della Castiglia saranno visitabili solo a conclusione dello spettacolo).
Al termine dello spettacolo inoltre avrà luogo l’itinerario teatrale/musicale “Le Vie del Caffé” con la direzione artistica e la regia di Mario Bois.
Una passeggiata teatrale itinerante condurrà gli spettatori attraverso il profumo di vari caffè, in diverse regioni d’Italia.Vie sull’amore, sulla leggerezza, sulla profondità del caffè, ma anche su aspetti della vita sociali e politici. In poco meno di un’ora di passeggiata, il piacere di gustarsi qualche buon caffè teatrale, nelle più belle location del centro storico di Saluzzo, partendo dalla Castiglia per concludere in Casa Cavassa. E lungo il percorso sicuramente non mancherà l’occasione di poter accompagnare al teatro anche una reale tazzina di caffè.