Giovedì 19 luglio
Saluzzo, Villa Belvedere – ore 18.00

Concerto-aperitivo J.S Bach pour la Luth
Juan Josè Francione arciliuto
Lorenzo Abate liuto barocco

Trascrivere composizioni da uno strumento ad un altro è una pratica che si faceva originalmente anche nel periodo barocco; lo stesso J.S Bach trascrisse il Preludio della partita BWV 1006 per violino come sinfonia introduttiva della cantata “Wir danken dir, Gott, wir danken dir” (BWV 29); anche su “Preludio, fuga e allegro” (BWV 998) Bach scrisse come titolo: “Prelude pour la Luth ò Cembal’’ rimarcando egli stesso la duttilità delle sue composizioni per differenti strumenti.
Questo programma offre altri due esempi di questa pratica: la sonata BWV 1001, originale per violino senza basso accompagnato, trascritta per arciliuto da Juan José Francione, e la quinta suite per violoncello BWV 995, trascritta per liuto barocco da Lorenzo Abate.
J.S. Bach è riconosciuto come una delle pietre angolari della storia della musica. Tramite la pratica della trascrizione abbiamo la possibilità di cambiare il mezzo attraverso il quale il discorso sarà pronunciato, lasciando il contenuto invariato, rimanendo esso uno dei punti più eccelsi della espressione umana.

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)

Sonata BWV 1001
(Trascrizione: Juan José Francione)

Adagio
Fuga
Siciliana
Presto

Suite BWV 995
(Trascrizione: Lorenzo Abate)

Prelude
Allemande
Courante
Sarabande
Gavotte I
Gavotte II
Gigue

Saluzzo, Chiesa di San Giovanni – ore 21.00

J. S. Bach – Ouverture in Do maggiore BWV 1066 e Messa in Sol minore BWV 235
Orchestra Accademia La Chimera
Pablo Valetti Maestro concertatore
direzione di Francesco Corti

Solisti
Valentina Chirico soprano
Jahzmin Ghidone soprano
Maximiliano Danta controtenore
Danilo Pastore controtenore
Bekir Serbest tenore
Deivis Herrera tenore
Franco Celio Cioli baritono
Cesare Costamagna basso
Andrés Prunell Vulcano basso

Le quattro Ouvertures per orchestra di J.S. Bach a noi giunte devono il loro nome alla pagina che le introduce, ma la loro struttura è quella tipica delle suites: una libera successione di movimenti ispirati a ritmi di danza e articolati secondo un criterio che proviene direttamente dall’uso francese. Il genere della Suite strumentale si diffuse rapidamente in Germania a partire dalla fine del XVII secolo, sulla scia della moda francesizzante che contagiò la maggior parte delle corti tedesche del tempo, orientate a riconoscere in Versailles un preciso modello di riferimento politico-sociale e artistico-culturale.
Bach finì tuttavia per rigenerare gli aspetti più smaccatamente decorativi di quel linguaggio musicale grazie all’introduzione di elementi personalissimi che ne mutarono profondamente il senso. Anche in opere disimpegnate come le Ouvertures, dunque, non manca il contrappunto, inserito da Bach per lo più nei movimenti estremi della composizione: in questi passaggi è come se lo spettacolo virtuosistico della danza si fermasse e lasciasse spazio a un gioco di pura intelligenza.
L’Ouverture in Do maggiore BWV 1066 dovrebbe collocarsi nel corso del primo anno (1718) dell’incarico di Kapellmeister presso il principe Leopold di Anhalt-Köthen. Quest’ultimo (1694-1728), buon cantante ed ottimo suonatore di cembalo e viola da gamba, s’impegnò con determinazione alla creazione di un eccellente ensemble di musicisti. Al momento dell’assunzione di Bach, la cappella – alle cui esecuzioni si univa talvolta lo stesso principe – comprendeva 16 strumentisti, divisi nella doppia qualifica di Kammer-Musicus, con compiti di maggiore responsabilità, e Musicus, con funzioni di coadiutore; ma all’occorrenza il complesso poteva essere rinforzato da musicisti appositamente scritturati.
Accanto all’Ouverture in Do maggiore, il programma presenta una delle quattro Messe brevi composte da Bach: quest’ultime sono così chiamate perché si limitano alla combinazione di Kyrie eleison e Gloria in excelsis Deo, usata frequentemente nella liturgia protestante (e per tale motivo sono note anche come “Messe luterane”). Sono state scritte a Lipsia intorno al 1738 e la loro particolarità consiste nell’essere Messe “parodia” (pratica assai diffusa all’epoca e largamente utilizzata dallo stesso Bach che qui dimostra massima abilità e ispirazione nell’adattare la musica esistente per nuovi utilizzi): Bach riutilizza materiale appartenente a suoi lavori precedenti – quasi esclusivamente dalle Cantate – al quale attribuisce un nuovo testo, il Kyrie e il Gloria della Messa in latino.

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)
Ouverture in Do maggiore BWV 1066
Messa in Sol minore BWV 235

Francesco CORTI
Nato ad Arezzo in una famiglia di musicisti, studia Organo e Clavicembalo presso i conservatori di Perugia (W. van de Pol), Ginevra (A. Fedi) e Amsterdam (B. van Asperen). Si vede assegnato il primo premio assoluto al XVI Concorso J. S. Bach di Lipsia nel 2006 ed un secondo premio al concorso di musica antica di Bruges nel 2007. Come solista e in formazioni da camera, suona in alcune delle sale più famose al mondo, in Europa, negli Stati Uniti, in America Latina, Estremo Oriente e in Nuova Zelanda. Dal 2007 è continuista e solista in seno a Les Musiciens du Louvre, diretti da M. Minkowski. Dal 2015 dirige regolarmente questo Ensemble, in un repertorio che va da A. Scarlatti a Mozart. È inoltre invitato come direttore da Ensemble come l’orchestra Il Pomo d’Oro, Holland Baroque Society e la Nederlandse Bach Vereniging. Insegna regolarmente in masterclasses in Europa, Asia e America. Dal 2016 è professore di clavicembalo e basso continuo alla Schola Cantorum Basilensis.

Pablo VALETTI
Formatosi presso la Schola Cantorum di Basilea, è apparso regolarmente come solista o primo violino con importanti ensembles barocchi e orchestre di scene internazionali – Les Arts Florissants Le Concert des Nations, Concerto Köln, Hesperion XXI. Inoltre è stato regolarmente invitato a dirigere l’Orchestra Barroca de Sevilla e si è dedicato all’insegnamento nella Escola Superior de Musica de Catalunya a Barcellona e il Conservatorio di Nizza.
Suona un violino Giovanni Battista Guadagnini del 1758.
Nel 1999 fonda, insieme con Céline Frisch, Café Zimmermann, una delle più importanti ensemble barocche in Europa e da allora si dedica interamente a tale progetto artistico: l’ensemble riunisce solisti che vogliono riportare in vita l’atmosfera artistica trasmessa dall’istituzione di Gottfried Zimmermann a Leipzig nel XVIII secolo; dal 2011 l’ensemble ha sede al Grand Theatre de Provence e nel corso degli anni il gruppo si è esibito in alcune delle più rinomate sale concerti e festivals.